panoramica

L’incanto di una vigna antica

Fonte: Francesca Ragone – Bibenda 86 duemilaventuno

Incastonata fra mare e monti la Vigna di Serramarrocco è la più antica della zona.
“In natura la verità è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri poeti, gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare.” (K. Lorenz, L’anello di Re Salomone)

Marco di Serramarrocco, ritratto accanto ad una enorme pianta di agave, davanti all’ingresso della cantina. Sotto l’ala protettrice delle poiane si distendono i vigneti del Barone di Serramarrocco, che osservati dall’alto sembrano un prato all’inglese. Fondamentale in tutto il percorso del produttore, primo discendente della famiglia dei Baroni Marrocco Trischitta, è il rapporto sacro tra uomo e natura tramandatogli dalla nonna paterna, donna di gran carattere e dalla straordinaria cultura enciclopedica che, unitamente ad una severa educazione religiosa e allo studio delle lingue classiche, lasciò al nipote un imprinting indelebile. Nutrito in gioventù delle letture di Konrad Lorenz, Karen Blixen e Joy Adamson, oltre che, come per ogni rampollo di buona famiglia, dei romanzi cavallereschi e d’avventura di Alexandre Dumas, Emilio Salgari, Rudyard Kipling e Jack London, il produttore rimase affascinato soprattutto da Nata Libera di Adamson da cui è tratto il film premio Oscar, Born Free, che racconta la storia di Elsa un cucciolo di leonessa allevata in cattività e restituita nuovamente alla vita selvaggia. Il sogno di Marco di Serramarrocco all’età di undici anni era una fattoria in Kenya tra leoni, cani, antilopi e tramonti infiniti. Nato e cresciuto a Roma, suo padre era giornalista del Corriere della Sera, Capo della Cronaca Nera nei terribili anni di Piombo, minacciato dalle Brigate Rosse fu costretto per qualche tempo a vivere sotto scorta; i due figli si recarono all’estero per studiare, dove Marco rimarrà per tredici anni intraprendendo una carriera di successo come Lloyd’s broker a Londra, ma “la sua Africa” lo attendeva in Sicilia, le cui vigne lo richiamarono nel luogo dei suoi antenati. Appassionato al taglio Bordolese nel 2000 iniziò il progetto di riordino fondiario cominciando con quello per poi approdare ai vitigni locali. Impiantò cloni di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc della zona di Pauillac, recuperò vecchi impianti di viti bordolesi piantati dalla nonna, infine mise a dimora nuovi ceppi di Pignatello, Nero d’Avola, Grillo, Zibibbo, e altre varietà autoctone a scopo sperimentale. Quest’anno l’azienda ha esportato 100.000 bottiglie in Giappone, Taiwan, Belgio, Olanda, Polonia, America e Islanda. Produttore competente e gentile, continua ad appassionarsi alla sua attività con amore inesauribile, e non senza un appropriato accenno polemico nei riguardi della prassi dell’italiano medio di acquistare bottiglie di Nero d’Avola da due euro e mezzo al supermercato. Pessima abitudine che toglie tutto, sia al produttore sia a chi berrà quella bevanda alcolica pigmentata. I Paperon de’ Paperoni più ostinati non avrebbero più dubbi se pensassero che, spendendo qualche euro in più, assieme alla bottiglia acquisterebbero anche la storia di quel territorio, il furore del solleone che tramonta sopra alla tenuta, la sacralità della terra, il vento che soffia dalle Egadi, il volo delle poiane. Incastonata fra mare e monti la Vigna di Serramarrocco è la più antica della provincia di Trapani e dal 2013 Dop Erice. Sorge alle pendici del “grande monte” all’interno del parco archeologico di Segesta e a pochi chilometri dal mare, in una posizione panoramica privilegiata con vista sulle isole Egadi, ad un’altitudine di 350 metri sopra il livello del

mare, non lontana da Custonaci località nota per il marmo pregiato. Terreni inondati di luce, fortemente argillosi, sassosi e calcarei; nel Pleistocene la zona era completamente ricoperta dal mare, dove scavando riemergono fossili di conchiglie e cavallucci marini. Tutte queste caratteristiche, ideali per la vitivinicoltura, danno origine a vini unici fortemente caratterizzati dall’identità del territorio, freschi, sapidi, intensi e strepitosamente eleganti. I vigneti sono allevati a una densità che varia dai 6250 – per i bianchi – fino ai 9524 – per i rossi – ceppi per ettaro, al fine di consentire una bassa resa di produzione per pianta che esalta il patrimonio organolettico delle uve coltivate. Coltivazione basata sulla composizione radicale, con questo sistema le radici sono così vicine tra loro che a un certo punto s’incontrano e, non potendo più espandersi orizzontalmente, sono costrette ad andare in profondità. Se questa tecnica vitivinicola per i veterani dei campi provocherebbe alla vite una sofferenza, all’opposto il produttore crede che questo sistema le produca una gioia, poiché le radici scavando in fondo trovano tutte le sostanze necessarie. La

concentrazione delle piante è così fitta che non esiste strumento umano, se non l’uomo stesso, che riesca a penetrare tra loro, per questo motivo la raccolta è completamente manuale. Nel periodo tra fine agosto e la prima metà di settembre, per preservare l’integrità delle uve, si succedono ben due vendemmie: una negativa e una positiva. Nella prima vengono raccolti i grappoli che non si portano in cantina, mentre nell’altra che avviene dopo qualche giorno, si tagliano quelli buoni. In un secondo momento alle competenze dell’enologo si affianca la capacità del cantiniere, fondamentale nel comprendere il rapporto tra uomo e legno, laddove la capacità non sarà tanto quella della botte, quanto quella dell’uomo che “sente”.

Bibenda 86 duemilaventuno L’INCANTO DI UNA VIGNA ANTICA

L’azienda produce tutti vini in purezza, ad eccezione del Serramarrocco, di cui il produttore è follemente innamorato e di cui non esiste l’annata 2013, a causa di una brutta alluvione di fine estate che ha rovinato i raccolti. Questa linea rappresenta l’alta gamma di riferimento per il taglio bordolese non solo in Sicilia, ma anche in Italia, e alla pari col Sassicaia e il San Leonardo può essere considerata pura rappresentazione del territorio. Il 2011 è stata un’annata straordinaria per il Barone e il 2017 spettacolare per il Serramarrocco. Dalla Vigna delle Quojane, alle falde del monte Erice, dove vive un cospicuo gruppo di poiane che per un ingenuo e divertente errore di pronuncia in dialetto locale diventa “quojane”, si producono il Grillo – il miglior vitigno autoctono della Sicilia Occidentale – e lo Zibibbo. Per quest’ultimo è l’enologo Nicola Centonze, autorevole specialista del settore, che prese la decisione di imbottigliarlo per la prima volta nel 2009 e di cui oggi degustiamo il suo decennale. Dalla Vigna di Sammarcello, dedicata al padre e impiantata esclusivamente a Pignatello, la più antica varietà autoctona a bacca rossa del Trapanese, nasce sia il Sammarcello sia il Barone, che differiscono unicamente nell’affinamento; il primo fa solo vetro, mentre il secondo anche tonneau. I legni utilizzati sono barrique della capacità di 300 litri, di primo e secondo passaggio di rovere Tronçais di Allier, foresta “Demanio” demaniale “Francia” francese costituita soprattutto da “Quercus petraea” roveri e famosa per essere il più bel bosco di querce in Europa.

La degustazione | Barone di Serramarrocco

Oltre alle Vigne delle Quojane e di Sammarcello, l’azienda cura la Vigna del Capitano impiantata esclusivamente a Cabernet Sauvignon, la Vigna di Sammichele a Cabernet Franc e le Vigne di Sakkara del Baglio dove si trovano le pregevoli uve di Nero d’Avola.

Grillo del Barone 2019 Bianco Igp – Grillo 100 % – Gr. 13 % – € 15 Brillante giallo dorato risplendente di riflessi. Naso centrato su bouquet aromatico, coniuga mineralità a note fruttate di nespola e pesca gialla. Il palato è sapido, carezzato da note agrumate, preciso, pulito, elegante. Fresco, a lungo persistente.

Quojane di Serramarrocco 2019 Bianco Igp – Zibibbo 100 % – Gr. 12,5 % – € 15 Brillante giallo cristallino. Complesso e raffinato nelle sue declinazioni varietali, erbe, lavanda, salvia, pesca bianca e lieve tocco minerale. Palato sapido, succoso e fresco.

Sammarcello 2018 Rosso Igp – Pignatello 100 % – Gr. 12,5 % – € 16 Brillante rosso rubino con riflessi granato ai bordi, trasparente. Al naso offre intense sensazioni balsamiche, e vegetali di fieno, foglia di tabacco, effluvio di spezie, pepe nero, caffè, cioccolato. Palato fresco foderato di velluto tannico.

Serramarrocco 2015 Rosso Igp – Cabernet Sauvignon 85 % – Cabernet Franc 15 % – Gr. 13,5 % – € 40 Rosso rubino compatto. Etereo, lievemente ferroso, balsamico, note scure di tabacco ingentilite dal tempo, carruba, cipria. Palato complesso, elegante, tannini finissimi e ordinati. Fresco. Lungo .

Serramarrocco 2017 Rosso Igp – Cabernet Sauvignon 85 % – Cabernet Franc 15 % – Gr. 13,5 % – € 40 Rosso rubino intenso con tenui riflessi porpora, compatto. Cipria, liquirizia, pepe nero. Palato vigoroso, lungo ritorno balsamico e speziato non ostacolato da tannini gagliardi. Fresco. Persistente.

Barone di Serramarrocco 2015 Rosso Igp – Pignatello 100 % – Gr. 14 – € 38 Rosso rubino brillante. Al naso prominenti note eteree, cipria, tocco speziato. Fresco. Sapido. Lunghissima persistenza.

Barone di Serramarrocco 2017 Rosso Igp – Pignatello 100 % – Gr. 14 – € 38 Rosso rubino compatto. Materico. Al naso è speziato di note scure di tabacco. Il palato è fresco e sapido. Lunga persistenza. Riserverà grandissime soddisfazioni.

I commenti sono chiusi.