Tra i prodotti di punta spicca il Serramarrocco, il più classico dei tagli bordolesi, composto per l’85% da Cabernet Sauvignon e per il restante 15% da Cabernet Franc, coltivati in Sicilia ma con un inconfondibile animo francese. Le viti più vecchie provengono difatti da un famoso Chateau di Bordeaux, ma lo stile raffinato di questo grande vino porta la firma di Marco Serramarrocco, erede della secolare tradizione di famiglia.
La bottiglia di oggi, un 2011 in splendida forma, è stata arricchita nel tempo da un tocco di magia che le ha conferito un’eleganza inarrivabile e un equilibrio e una compostezza che solo le grandi bottiglie possono vantare. Ancora di un bellissimo rosso rubino profondo e brillante, si presenta con un bouquet ricco, intenso di una piacevolezza disarmante. I sentori di ribes, spezie dolci, tabacco e un tocco di pepe si fondono armoniosamente con sfumature salmastre e di macchia mediterranea. Vi svelo un segreto: lasciatelo riposare un po’… e sentirete sbocciare tanti fiori bianchi nel calice!
Di incredibile freschezza ma al contempo potente ed eloquente, il Serramarrocco si distingue per i suoi tannini morbidi e setosi e chiude con note balsamiche di lunghissima persistenza. Tanta grazia ed eleganza la si trova solo nelle bottiglie più preziose, credetemi! L’azienda Barone di Serramarroco lavora con il cuore e la passione e la dedizione si percepiscono nettamente ad ogni sorso. Ad avercela un’altra bottiglia!
Le sei vigne della tenuta (Vigna del Capitano, Sammarcello, Sammichele, Vigna delle Quojane, Vigna Sakkara e Vigna del Baglio) albergano su terreni di media collina, oltre i 320 metri s.l.m, che offrono straordinarie condizioni pedo-climatiche. La più antica è la Vigna del Capitano, poco meno di 3 ettari riservati al Cabernet sauvignon, mentre il vigneto Sammarcello, dedicato al padre di Marco, è di solo Pignatello; il regno del Cabernet franc, invece, è la Vigna Sammichele (2,2 ettari), patrono della famiglia Serramarrocco.
Incastonata fra mare e monti la Vigna di Serramarrocco è la più antica della zona. “In natura la verità è sempre assai più bella di tutto ciò che i nostri poeti, gli unici autentici maghi, possono anche soltanto immaginare.” (K. Lorenz, L’anello di Re Salomone)
■ Marco di Serramarrocco, ritratto accanto ad una enorme pianta di agave, davanti all’ingresso della cantina. Sotto l’ala protettrice delle poiane si distendono i vigneti del Barone di Serramarrocco, che osservati dall’alto sembrano un prato all’inglese. Fondamentale in tutto il percorso del produttore, primo discendente della famiglia dei Baroni Marrocco Trischitta, è il rapporto sacro tra uomo e natura tramandatogli dalla nonna paterna, donna di gran carattere e dalla straordinaria cultura enciclopedica che, unitamente ad una severa educazione religiosa e allo studio delle lingue classiche, lasciò al nipote un imprinting indelebile. Nutrito in gioventù delle letture di Konrad Lorenz, Karen Blixen e Joy Adamson, oltre che, come per ogni rampollo di buona famiglia, dei romanzi cavallereschi e d’avventura di Alexandre Dumas, Emilio Salgari, Rudyard Kipling e Jack London, il produttore rimase affascinato soprattutto da Nata Libera di Adamson da cui è tratto il film premio Oscar, Born Free, che racconta la storia di Elsa un cucciolo di leonessa allevata in cattività e restituita nuovamente alla vita selvaggia. Il sogno di Marco di Serramarrocco all’età di undici anni era una fattoria in Kenya tra leoni, cani, antilopi e tramonti infiniti. Nato e cresciuto a Roma, suo padre era giornalista del Corriere della Sera, Capo della Cronaca Nera nei terribili anni di Piombo, minacciato dalle Brigate Rosse fu costretto per qualche tempo a vivere sotto scorta; i due figli si recarono all’estero per studiare, dove Marco rimarrà per tredici anni intraprendendo una carriera di successo come Lloyd’s broker a Londra, ma “la sua Africa” lo attendeva in Sicilia, le cui vigne lo richiamarono nel luogo dei suoi antenati. Appassionato al taglio Bordolese nel 2000 iniziò il progetto di riordino fondiario cominciando con quello per poi approdare ai vitigni locali. Impiantò cloni di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc della zona di Pauillac, recuperò vecchi impianti di viti bordolesi piantati dalla nonna, infine mise a dimora nuovi ceppi di Pignatello, Nero d’Avola, Grillo, Zibibbo, e altre varietà autoctone a scopo sperimentale. Quest’anno l’azienda ha esportato 100.000 bottiglie in Giappone, Taiwan, Belgio, Olanda, Polonia, America e Islanda. Produttore competente e gentile, continua ad appassionarsi alla sua attività con amore inesauribile, e non senza un appropriato accenno polemico nei riguardi della prassi dell’italiano medio di acquistare bottiglie di Nero d’Avola da due euro e mezzo al supermercato. Pessima abitudine che toglie tutto, sia al produttore sia a chi berrà quella bevanda alcolica pigmentata. I Paperon de’ Paperoni più ostinati non avrebbero più dubbi se pensassero che, spendendo qualche euro in più, assieme alla bottiglia acquisterebbero anche la storia di quel territorio, il furore del solleone che tramonta sopra alla tenuta, la sacralità della terra, il vento che soffia dalle Egadi, il volo delle poiane. Incastonata fra mare e monti la Vigna di Serramarrocco è la più antica della provincia di Trapani e dal 2013 Dop Erice. Sorge alle pendici del “grande monte” all’interno del parco archeologico di Segesta e a pochi chilometri dal mare, in una posizione panoramica privilegiata con vista sulle isole Egadi, ad un’altitudine di 350 metri sopra il livello del
mare, non lontana da Custonaci località nota per il marmo pregiato. Terreni inondati di luce, fortemente argillosi, sassosi e calcarei; nel Pleistocene la zona era completamente ricoperta dal mare, dove scavando riemergono fossili di conchiglie e cavallucci marini. Tutte queste caratteristiche, ideali per la vitivinicoltura, danno origine a vini unici fortemente caratterizzati dall’identità del territorio, freschi, sapidi, intensi e strepitosamente eleganti. I vigneti sono allevati a una densità che varia dai 6250 – per i bianchi – fino ai 9524 – per i rossi – ceppi per ettaro, al fine di consentire una bassa resa di produzione per pianta che esalta il patrimonio organolettico delle uve coltivate. Coltivazione basata sulla composizione radicale, con questo sistema le radici sono così vicine tra loro che a un certo punto s’incontrano e, non potendo più espandersi orizzontalmente, sono costrette ad andare in profondità. Se questa tecnica vitivinicola per i veterani dei campi provocherebbe alla vite una sofferenza, all’opposto il produttore crede che questo sistema le produca una gioia, poiché le radici scavando in fondo trovano tutte le sostanze necessarie. La
concentrazione delle piante è così fitta che non esiste strumento umano, se non l’uomo stesso, che riesca a penetrare tra loro, per questo motivo la raccolta è completamente manuale. Nel periodo tra fine agosto e la prima metà di settembre, per preservare l’integrità delle uve, si succedono ben due vendemmie: una negativa e una positiva. Nella prima vengono raccolti i grappoli che non si portano in cantina, mentre nell’altra che avviene dopo qualche giorno, si tagliano quelli buoni. In un secondo momento alle competenze dell’enologo si affianca la capacità del cantiniere, fondamentale nel comprendere il rapporto tra uomo e legno, laddove la capacità non sarà tanto quella della botte, quanto quella dell’uomo che “sente”.
Bibenda 86 duemilaventuno L’INCANTO DI UNA VIGNA ANTICA
L’azienda produce tutti vini in purezza, ad eccezione del Serramarrocco, di cui il produttore è follemente innamorato e di cui non esiste l’annata 2013, a causa di una brutta alluvione di fine estate che ha rovinato i raccolti. Questa linea rappresenta l’alta gamma di riferimento per il taglio bordolese non solo in Sicilia, ma anche in Italia, e alla pari col Sassicaia e il San Leonardo può essere considerata pura rappresentazione del territorio. Il 2011 è stata un’annata straordinaria per il Barone e il 2017 spettacolare per il Serramarrocco. Dalla Vigna delle Quojane, alle falde del monte Erice, dove vive un cospicuo gruppo di poiane che per un ingenuo e divertente errore di pronuncia in dialetto locale diventa “quojane”, si producono il Grillo – il miglior vitigno autoctono della Sicilia Occidentale – e lo Zibibbo. Per quest’ultimo è l’enologo Nicola Centonze, autorevole specialista del settore, che prese la decisione di imbottigliarlo per la prima volta nel 2009 e di cui oggi degustiamo il suo decennale. Dalla Vigna di Sammarcello, dedicata al padre e impiantata esclusivamente a Pignatello, la più antica varietà autoctona a bacca rossa del Trapanese, nasce sia il Sammarcello sia il Barone, che differiscono unicamente nell’affinamento; il primo fa solo vetro, mentre il secondo anche tonneau. I legni utilizzati sono barrique della capacità di 300 litri, di primo e secondo passaggio di rovere Tronçais di Allier, foresta “Demanio” demaniale “Francia” francese costituita soprattutto da “Quercus petraea” roveri e famosa per essere il più bel bosco di querce in Europa.
La degustazione | Barone di Serramarrocco
Oltre alle Vigne delle Quojane e di Sammarcello, l’azienda cura la Vigna del Capitano impiantata esclusivamente a Cabernet Sauvignon, la Vigna di Sammichele a Cabernet Franc e le Vigne di Sakkara del Baglio dove si trovano le pregevoli uve di Nero d’Avola.
Grillo del Barone 2019 Bianco Igp – Grillo 100 % – Gr. 13 % – € 15 Brillante giallo dorato risplendente di riflessi. Naso centrato su bouquet aromatico, coniuga mineralità a note fruttate di nespola e pesca gialla. Il palato è sapido, carezzato da note agrumate, preciso, pulito, elegante. Fresco, a lungo persistente.
Quojane di Serramarrocco 2019 Bianco Igp – Zibibbo 100 % – Gr. 12,5 % – € 15 Brillante giallo cristallino. Complesso e raffinato nelle sue declinazioni varietali, erbe, lavanda, salvia, pesca bianca e lieve tocco minerale. Palato sapido, succoso e fresco.
Sammarcello 2018 Rosso Igp – Pignatello 100 % – Gr. 12,5 % – € 16 Brillante rosso rubino con riflessi granato ai bordi, trasparente. Al naso offre intense sensazioni balsamiche, e vegetali di fieno, foglia di tabacco, effluvio di spezie, pepe nero, caffè, cioccolato. Palato fresco foderato di velluto tannico.
Serramarrocco 2015 Rosso Igp – Cabernet Sauvignon 85 % – Cabernet Franc 15 % – Gr. 13,5 % – € 40 Rosso rubino compatto. Etereo, lievemente ferroso, balsamico, note scure di tabacco ingentilite dal tempo, carruba, cipria. Palato complesso, elegante, tannini finissimi e ordinati. Fresco. Lungo .
Serramarrocco 2017 Rosso Igp – Cabernet Sauvignon 85 % – Cabernet Franc 15 % – Gr. 13,5 % – € 40 Rosso rubino intenso con tenui riflessi porpora, compatto. Cipria, liquirizia, pepe nero. Palato vigoroso, lungo ritorno balsamico e speziato non ostacolato da tannini gagliardi. Fresco. Persistente.
Barone di Serramarrocco 2017 Rosso Igp – Pignatello 100 % – Gr. 14 – € 38 Rosso rubino compatto. Materico. Al naso è speziato di note scure di tabacco. Il palato è fresco e sapido. Lunga persistenza. Riserverà grandissime soddisfazioni.
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Al naso si articola complesso e fine tratteggiando note di amarena, viola mammola e tamarindo a cui si affiancano sfumature di garrigue, cioccolato bianco e toni speziati di pepe nero.
Il sorso è vivace con un’acidità di nerbo che dona freschezza e dei tannini spessi e avvolgenti legati sinergicamente a una sapidità minerale che amplifica il sorso. Finale di buona persistenza che conferma le note fruttate-floreale. Affina in tonneaux nuovi di Troncais Allier per 18 mesi e 10 mesi in bottiglia.
Un vino di grande eleganza ed eloquenza olfattiva, sensazionale per versatilità nell’abbinamento gastronomico. Un’interpretazione molto accattivante di Pignatello, ideale sia per il consumo quotidiano che per cene con piatti ricchi e speziati. A pieno titolo tra i migliori vini siciliani.
Ci siamo conosciuti a Roma al Simposio, siamo nella stupenda Sicilia, finalmente dopo tanto tempo, nella terra di origine dei nonni di Tiziana Ingrassia, la nostra Chef, il cui cognome dice tutto ed ancora di più per l’incipit freudiano dovuto al “Pignatello”, che mi coinvolge ben oltre la qualità di questo vitigno storico.
We met in Rome of Symposium, we are in the beautiful Sicily, finally after a long time, in the land of origin of the grandparents of Tiziana Ingrassia, our Chef, whose surname says everything and even more for the Freudian incipit due to the “Pignatello”, which involves me far beyond the quality of this historic vine.
Il blasone è una eredità che include il dovere di perpetuare il vino per la “Real Corte di Sicilia”, un vantaggio ed allo stesso tempo un impegno gravoso. Un vigneto aziendale di circa 22 ha, con ridotto sesto d’impianto a basse rese, su terreno argilloso, scheletrico, con precipitazioni rare ed alluvionali.
The coat of arms is a legacy that includes the duty to perpetuate the wine for the “Royal Court of Sicily”, an advantage and at the same time a heavy commitment. A company vineyard of about 22 hectares, with a reduced planting size at low yields, on clayey, skeletal soil, with rare and alluvial rainfall.
Valutazione tecnica, in ordine di preferenza personale:
Technical evaluation, in order of personal preference:
Quojane di Serramarrocco 2019, 12,5% alcol, Zibibbo IGP Terre Siciliane, il mio preferito. Giallo paglierino dorato, naso ampio e meraviglioso, menta, rosmarino, arancia tarocco, susina a polpa gialla, mela, minerale, erbe aromatiche e balsamiche. Un trastullo gaudente!
Quojane di Serramarrocco 2019, 12.5% alcol, Zibibbo IGP Terre Siciliane, my favorite. Golden straw yellow, wide and wonderful nose, mint, rosemary, orange, yellow pulp plum, apple, mineral, aromatic and balsamic herbs. A pleasure-seeking toy!
Baglio di Serramarrocco 2018, 12,5% alcol, Nero D’Avola Doc Sicilia. Colore rubino scuro, naso ampio ed elegante, morbido, fresco, piacevolmente tannico.
Baglio di Serramarrocco 2018, 12.5% alcol, Nero D’Avola Doc Sicilia. Dark ruby color, wide and elegant nose, soft, fresh, pleasantly tannic.
Serramarrocco 2014,13,5% alcol, Cabernet Rosso Terre Siciliane IGP, Vigna del Capitano. Tannico, elegante, strutturato, il frutto concentrato di uve invecchiate,un gran vino rosso per intenditori.
Serramarrocco 2014, 13.5% alcol, Cabernet Rosso Terre Siciliane PGI, Vigna del Capitano. Tannic, elegant, structured, the concentrated fruit of aged grapes, a great red wine for connoisseurs.
Il Grillo del Barone 2019, 13% alcol, Grillo Sicilia Doc. Limpido, frutta gialla, agrumato, erbe aromatiche, sapido, piacevolissima persistenza.
Il Grillo del Barone 2019, 13% alcol, Grillo Sicilia Doc. Clear, yellow fruit, citrus, aromatic herbs, savory, very pleasant persistence.
Marco Barone Di Serramarrocco è l’iconico proprietario di esperienza internazionale dal solido radicamento territoriale.
Marco Barone Di Serramarrocco is the iconic owner of international experience with solid local roots.
Nobiltà, professione e tradizione per produrre vini di gran qualità e valore, al quale da buon “Pignatello”, strizzo l’occhio onorato e divertito.
Nobility, profession and tradition to produce wines of great quality and value, to which as a good “Pignatello”, I wink honored and amused.
Fonte: L’ASSAGIATORE – di Alessandro Brizi, con la collaborazione di Riccardo Cassisa delegato regionale ONAV Sicilia
Un antico feudo vinicolo in un luogo incantato, un broker della finanza londinese che torna alle origini e tanto coraggio nelle scelte di tutti i giorni. Questo il mix, vincente, di un autentico spirito bordolese nel cuore del Mare Nostrum. Il filosofo e padre del pragmatismo americano Ralph Waldo Emerson scriveva che «la fiducia in se stessi è l’essenza dell’eroismo». Un’etica individuale basata sulla passione e sul valore dell’azione che riassume, perfettamente, la storia della cantina Barone di Serramarrocco: Château tutto italiano nel cuore del Mediterraneo. Ci troviamo in provincia di Trapani, a Erice, luogo del mito di Afrodite e montagna sospesa tra mare ed etere che domina l’agro vinicolo più esteso d’Europa. Qui la storia eroica di coloro i quali diverranno i baroni di Serramarrocco comincia con la peste del 1624, quella stessa raccontata dal Manzoni ne I promessi sposi. Durante l’epidemia il Capitano di Giustizia di Salemi e Signore di Serramarrocco Don Giovanni Antonio Marrocco y Orioles strappò a morte certa centinaia e centinaia di concittadini assicurando, a proprie spese, cure, ricoveri e pasti caldi, sorvegliando, al contempo, porti e approdi della zona, soggetti più che mai durante la pestilenza agli attacchi della pirateria ottomana. Tanto impegno e tale valore indussero Filippo IV, re di Spagna e di Sicilia, a elevare la signoria di Serramarrocco al rango di baronia, concedendo il medesimo privilegio su un feudo reale già allora famoso per la bontà delle sue uve, foriere dei più apprezzati vini della Reale Corte di Sicilia.
Sebbene nei secoli il feudo abbia sempre prosperato, per rivedere fulgida l’innata vocazione enologica di queste affascinanti quanto dure terre, bisognerà arrivare al 2001, anno in cui Marco Maria Marrocco Trischitta, barone di Serramarrocco, lascia il mondo della finanza dei Lloyd’s di Londra per tornare alle proprie radici. Investendo tutto il capitale accumulato in anni di lavoro nella City, decide di fare il vignaiolo a tempo pieno nell’antico feudo di famiglia, irresistibile magnete anche per un giovane broker di successo. Da questo momento in poi è un susseguirsi di atti di eroismo: personali, professionali, diversi da quello del lontano 1624 ma altrettanto coraggiosi e pionieristici nell’ambito di una definitiva riqualificazione dell’ambiente viticolo e rurale della campagna di Erice. «In quegli anni – ricorda Marco di Serramarrocco – la selezione delle uve, con cloni di Cabernet sauvignon e franc provenienti dalla collezione dei Rothschild, lo studio dei suoli e del clima, ma soprattutto le alte densità per ettaro in campo, con 9.524 ceppi per ettaro per il Cabernet sauvignon e 7.143 per il Pignatello (altro nome del Perricone, N.d.R.) sono stati, sì, degli atti di puro eroismo in campo enoico». L’investimento principale nei vigneti, totalmente ribaltati nelle forme e nella concezione rispetto alla “tradizione” del luogo, provocarono, così come racconta Marco, «un atteggiamento di distacco dei lavoratori locali, dovuto non solo alla non condivisione delle scelte ma anche alla preoccupazione di non avere proficui raccolti di uva negli anni a venire. L’obiettivo qui in Sicilia – spiega – anche dopo il Duemila era sempre la quantità; il mio era la qualità, una gioiosa qualità. I miei predecessori sostenevano che la vigna dovesse soffrire, io dico invece che la vigna deve gioire e la competizione tra le piante crea i presupposti di questa beatitudine. Le radici tendono sempre a ramificarsi orizzontalmente, soprattutto con la concimazione e l’irrigazione. Viceversa, la competizione radicale crea un muro di radici che costringe le stesse a scendere in profondità, assorbendo il più possibile le sostanze nutritive dei nostri terreni sassosi, di origine marina e ricchi di fossili».
“Io dico che la vigna deve gioire e la competizione tra le piante crea i presupposti di questa beatitudine”
Proprio come per il broker londinese Max Skinner, protagonista del film Un’ottima annata (2006) interpretato da Russel Crowe, Marco di Serramarrocco si trova catapultato in una dimensione riottosa e quasi “ostile” al cambiamento ma, allo stesso tempo, ricca di stimoli, ricordi e curiose coincidenze. «Pensa – sorride Marco – che il film è stato girato nel palazzo del Lloyd’s di Londra e l’ufficio del personaggio di Russel Crowe era nel piano in cui io lavoravo. Poi, nel 2006, quando uscì il film, fu anche la prima annata del nostro vino Barone di Serramarrocco: un Pignatello in purezza, il nostro Coin Perdu». Ma i ricordi si inseguono nello sguardo e nel pensiero di Marco, che subito svela: «produrre vino di qualità era il sogno di mio padre Marcello, scomparso a 57 anni nel 1996, così quando venne meno anche mia nonna Maria Carmela, donna straordinariamente forte, ci fu quello che amo definire “il richiamo della foresta”. L’idea era di riprendere in mano il sogno di papà e la notte prima dell’8 luglio del 2003, giorno del primo imbottigliamento del Serramarrocco 2001, trovai nella sua biblioteca un libretto, Consigli sul metodo di coltivazione della vite, in cui c’era una dedica e l’augurio di realizzare il suo sogno di vignaiolo; alla data della dedica mio padre aveva 35 anni, 6 mesi e un giorno. Quell’8 luglio, quando la lessi, io avevo esattamente la sua stessa età: 35 anni, 6 mesi e un giorno».
Sei le vigne della tenuta, tutte oltre i 320 metri di altitudine (Vigna del Capitano, Sammarcello, Sammichele, Vigna delle Quojane, Vigna Sakkara e Vigna del Baglio), veri e propri cru che la Regione Sicilia, con il D.D.G. n° 3198 del 2 luglio 2013 ha voluto tutelare con la denominazione “Vigna di Serramarrocco”, primo vigneto riconosciuto della DOC Erice. La più antica è la Vigna del Capitano, poco meno di 3 ettari riservati al Cabernet sauvignon. Esclusivamente a Pignatello, invece, il vigneto Sammarcello, fondo di poco meno di 4 ettari dedicato al padre di Marco; mentre il regno del Cabernet franc è la Vigna Sammichele (2,2 ettari), patrono della famiglia Serramarrocco. Nella Vigna delle Quojane, oltre a una storica famiglia di poiane da cui prende il nome, dimorano le varietà a bacca bianca Zibibbo e Grillo, mentre Vigna Sakkara (1,8 ettari) e Vigna del Baglio, poco meno di 5 ettari, sono “consacrate” al Nero d’Avola. «Facciamo due vendemmie all’anno – afferma il Barone di Serramarrocco – una negativa e una positiva. La prima è il passaggio degli anziani che conoscono perfettamente le vigne e decidono, escludendolo dalla raccolta, cosa non portare in cantina. Poi arrivano i giovani, che prendono quello che gli anziani hanno lasciato da raccogliere. In cantina poi, un’ulteriore selezione delle uve, eseguita per tutte le nostre etichette, completa la cernita». Le varietà sono sempre vinificate in vasche d’acciaio, ciascun vigneto separatamente, con lunga macerazione sulle bucce per quelle a bacca rossa, così da ricavare la massima estrazione di colore e tannino, predisponendo i vini anche a lunghi invecchiamenti. Questo il preludio delle etichette prodotte dai grappoli di Vigna del Capitano, Sammarcello, Sammichele e Sakkara: vini che riposano in barrique di rovere Tronçais di Allier di primo e secondo passaggio della capacità di 300 litri per 6 fino a 18 mesi, prima di andare in bottiglia e diventare testimoni, negli anni, del lavoro coraggioso ed eroico dell’unico, vero e inimitabile Château del Mediterraneo.
La Sicilia non è solo un’isola, uno scoglio. La Sicilia è una fantasia, “una dimensione fantastica”, come amava descriverla Sciascia. La Sicilia è il paese delle arance, dei pistacchi, dei campi fioriti, dei pupi, dei vulcani; è un’isola di scrittori illustri, di grandi nobiltà e di antichissime tradizioni.
La Sicilia è emozione in ogni sua sfaccettatura: una di queste è il vino. Non a caso la zona di Trapani, assieme a Marsala, la piccola Erice e Salemi, costituisce una delle aree geografiche che meglio si adattano alla coltivazione della vitis vinifera. Ciò è testimoniato dai 66mila ettari di vigneti che la rendono la provincia con la più vasta superfice vitata, non solo d’Italia ma addirittura d’Europa.
Facciamo un passo indietro, nel XVII secolo esattamente nel 1624 quando la Sicilia vede il dilagare della peste e la miracolosa scoperta delle ossa di S.Rosalia a Palermo, divenuta poi patrona della città, contribuisce a debellare la pestilenza.
In quell’occasione Don Giovanni Antonio Marrocco y Orioles, Signore di Serramarrocco e Capitano di Giustizia di Salemi, si vide riconosciuto per il suo coraggio nel salvare la popolazione dalla malattia, Sua Maestà il Re Filippo IV di Spagna e di Sicilia, elevò la Signoria di Serramarrocco “con mero e misto imperio” in Baronia. Stesso privilegio viene concesso su un Feudo Reale già noto allora per l’estensione dei vigneti e la qualità delle uve, destinate secondo la tradizione, alla produzione dei vini per la Real Corte di Sicilia.
Barone di Serramarrocco: la rinascita della storica cantina
Da quelle stesse terre, quattro secoli dopo, continuano ad essere vendemmiati i vini di Serramarrocco, anno dopo anno. Dal 2001 MarcodiSerramarrocco, dopo una carriera come Lloyd’s broker a Londra, è tornato nella propria terra prendendo in mano le redini dell’azienda, tanto amata dai nonni che sono riusciti a preservare le amate barbatelle di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc discendenti direttamente da quelle di ChateauLafiteRotschild, riconosciute dal governo francese.
La cantina di Serramarrocco è oggi composta da una superficie di circa 60 ettari, di cui 22 riconvertiti in vigneto sulla base di un’indagine preliminare di microzonazione, che ha consentito di identificare, il rapporto tra territorio e caratterizzazione dei vini. Inoltre il Barone ha attuato in vigna la competizione radicale: le radici non possono espandersi orizzontalmente e sono costrette a espandersi verso il basso, traendo nutrimento dell’intera varietà organolettica che il terreno può donare. La Vigna del Capitano raggiunge la densità di 9524 ceppi per ettaro, la stessa identica densità dei cugini francesi dello ChateauLafiteRotschild.
La vigna di Serramarrocco, a doppio alberello, potata a metodo Guyot, si può considerare un vero e proprio clos, con diversi cru: Vigna del Capitano, Sammarcello, Sammichele, Sakkara e Vigna delle Quojane dove individuiamo Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Pignatello, Nero d’Avola, Zibibbo e Grillo. Nessun tipo di trattamento, solo la nuda e cruda natura che rende l’uva quella che è.
I vini del Barone di Serramarrocco
Ogni vino che nasce e cresce ha una sua precisa identità. Ecco l’elenco dei vini prodotti dall’azienda agricolo alle pendici del monte Erice:
Il Barone di Serramarrocco è un grande rosso, l’uva è il Pignatello, una varietà autoctona di pregio il cui declino sembrava inarrestabile. Il vino affina in barrique francesi di pregio: al naso ha sentori di tabacco, leggera speziatura e cigar box.
Il Serramarrocco è un blend bordolese, di eccellente spessore; potente ma al contempo morbido. Prodotto con la migliore selezione di uve Cabernet Sauvignon raccolte a mano nella Vigna del Capitano e da uve Cabernet Franc raccolte manualmente nella Vigna di Sammichele. Il colore è sgargiante, vivace, intenso mentre il sorso, caldo e corposo, svolta verso una tonalità tannica vivace ma non aggressiva. Il sapore oscilla tra note balsamiche, un tocco di liquirizia e qualche punta di frutta secca.
Il Nero di Serramarrocco è un rosso mediterraneo, tipica espressione del Nero d’Avola che lo compone. Vino fine e al contempo complesso, il Nero di Serramarrocco nasce da uve Nero d’Avola raccolte a mano nella Vigna di Sakkara. Elevato in tonneaux di Troncais di Allier di 500 lit. di secondo passaggio e media tostatura per 8 mesi. Non possono non mancare i 6 mesi di affinamento in bottiglia.
Considerato il petit vin del Barone, il Sammarcello è il più rappresentativo dell’azienda. Colore rubino intenso, dai lampi di porpora, caratterizzato da profumi di viola, rose ed eucalipto con aromi balsamici di frutti di bosco, cioccolata all’arancia, amarena e liquirizia. Tannini setosi esaltano la struttura in un finale lungo e fruttato. Prodotto con uve Pignatello raccolte a mano nella Vigna di Sammarcello da cui prende il nome, il vino viene vinificato in acciaio con macerazione sulle bucce per 12/15 giorni a 22-24° C. 5 mesi di affinamento in bottiglia.
Uno Zibibbo in purezza e vinificato secco, le Quojane di Serramarrocco, da uve raccolte a mano nella Vigna delle Quojane, si distingue per la fragranza fruttata, la complessità dei profumi di agrumi, di cedro, mela verde ed erbe officinali che si fondono con sentori di fiori di zagara, lavanda, menta, rosmarino, esaltandone la balsamicità silvestre. Un tripudio floreale che ben pochi vini riescono ad avere. L’intensità̀ del bouquet, la mineralità e la lunghezza del finale, ne fanno un vino di classe che rappresenta al meglio il terroir della Serramarrocco
Eleganza e territorialità sono le parole chiave del lavoro nella Vigna del Barone, azienda unica sul territorio. In ognuno dei vini di Serramarrocco si sente la terra dove il ceppo d’uva è stato piantato; si accarezza il vento che sfiora le colline che da Erice discendono a Trapani fino a mescolarsi con la brezza marina; si vede l’intera, vera, essenza della nobiltà Gattopardiana che con la sua eleganza e la sua compostezza, con un occhio guarda indietro alla sua storia, ma intanto volge il viso al futuro.
“Il meglio del vivere sta in un lavoro che piace e in un amore felice” (Umberto Saba). Quella del “Quojane di Serramarrocco” non è soltanto la storia di un vino, ma il racconto di una scelta di vita, la testimonianza di un legame profondo con la Sicilia e la sua terra senza eguali. Marco di Serramarrocco, discendente diretto di quel Don Giovanni Antonio Marrocco y Orioles che nel 1624 ebbe in dono dal re Filippo IV di Spagna la Baronia e il feudo reale che ancora oggi conosciamo per le sue vigne, quell’amore e quel lavoro li ha sentiti profondamente. A tal punto da decidere di abbandonare una sicura carriera nei Lloids di Londra per scrivere una nuova pagina nella storia della sua famiglia. “Il vino è la mia isteria – trovo scritto in un’intervista a Gambero Rosso di qualche anno fa – quello che voglio mettere nella bottiglia è la somma dei desideri e delle ferite, dei ricordi e della realtà” (Marco di Serramarrocco).
Con un intento del genere è facile capire come parlare del Quojane, così come di un qualunque altro vino della Serramarrocco, è affondare a piene mani nell’orgoglio e nella tenace volontà di una stirpe di sangue blu, capace di portare avanti un progetto vocato all’eccellenza e alla dedizione totali.
Siamo sulla costa occidentale dell’isola, Erice è a un tiro di schioppo, poco più. I ruderi del baglio di Serramarrocco dominano l’intera azienda, la cui vista mozzafiato si spinge fino alle Egadi e al bosco della Montagna Grande. Qui i venti marini soffiano con sagace persistenza, mitigando il clima e favorendo un terroir in grado di dar vita a prodotti unici.
Come per il Quojane Bianco Terre siciliane IGP 2016, uno zibibbo secco in purezza davvero particolare. Il nome del vino è la trasposizione dialettale del termine “poiana”, il rapace che nidifica ogni anno fra i filari della vigna detta, appunto, delle Quojane.
Già il colore ci sorprende col suo giallo paglierino carico dagli intensi riflessi dorati e sfumature color rame. Un vino dalla consistenza piena e generosa, limpido, trasparente e piacevolmente scorrevole.
I profumi che sprigiona sono invece molteplici e complessi, difficile credere che possano essere contenuti tutti in una bordolese da 0,75! C’è sicuramente l’impronta dello zibibbo, vitigno aromatico, qui gestito molto bene in maniera tale da renderlo composto e gradevole, senza eccessive ridondanze olfattive o sbavature di qualunque tipo. C’è l’agrume, forte e pieno coi suoi fiori di zagara, c’è la frutta candita, ci sono note lampanti di miele, pesche noce e un dolce floreale di gelsomino. Chiude il balsamo della mentuccia che rinfresca e conforta le narici.
“…io mi posseggo e piego alle tue acque a bermi il cielo, fuga soave d’alberi e d’abissi” (Autunno, Salvatore Quasimodo). Sul palato scopriamo un vino bianco dalla bella struttura generale, di corpo, caldo e morbido. Tornano gli aromi percepiti al naso, adesso fusi insieme e sostenuti da un’acidità misurata così come da una mineralità pimpante e vivace. Il finale chiude lungo con note di mandorla, il tutto nel segno della classe e della finezza allo stato puro.
Uno zibibbo secco di difficile imitazione, da accompagnare a piatti di pesce grigliato o crostacei, ma soprattutto alla lettura di di versi indimenticabili come quelli di Umberto Saba o Salvatore Quasimodo. Magari all’ombra di un palmizio di fronte a uno di quei tramonti indimenticabili che solo la Sicilia è in grado di regalare, e nelle orecchie Rain di Ryuchi Sakamoto…
Una lista con foto, descrizione e degustazione dei 20vini Cabernet Sauvignon italiani rapporto qualità prezzo. Dai Cabernet Sauvignon più famosi a quelli meno noti delle migliori aziende.
Una lista con foto, descrizione e degustazione dei 20 migliori vini Cabernet Sauvignon italianirapporto qualità prezzo. Dai Cabernet Sauvignon più famosi a quelli meno noti delle migliori aziende.
Cabernet Sauvignon in Italia
ll Cabernet-Sauvignon è un vitigno a bacca rossa originario di Bordeaux capace di produrre vini di grande eleganza e longevità. E’ noto anche per l’assemblaggio con il Merlot nei tagli bordolesi, divenuti famosi in italia nella zona di Bolgheri. Il Cabernet Sauvignon in Italia è coltivato principalmente in Veneto, Sicilia, Toscana e minore parte, anche in Emilia Romagna, Friuli, Umbria e Trentino Alto Adige.
Per approfondire leggi l’articolo dedicato alCabernet Sauvignon.
Cabernet Sauvignon più famosi in Italia
Quali sono i vini Cabernet Sauvignon più famosi in Italia?
Il Cabernet Sauvignon in Italia ha dato vita agli ormai famosi e pluripremiati vini come per esempio il Sassicaia di Tenute San Guido (con percentuali di Cabernet Franc), il Darmagi di Gaja, il Coniale di Castellare di Castellina, il ‘Lupicaia‘ di Castello del Terriccio, il Lafóa di Colterenzio, il Toren Riserva di Tiefenbrunner o il Collezione Privata e Collezione De Marchi di Isole e Olena, ma anche altri vini di grande qualità ma con prezzo più accessibile per tutti.
Vediamo quindi insieme una lista degli migliori 20 vini Cabernet Sauvignon italiani rapporto qualità prezzo e scopriamo le loro caratteristiche con la nostra degustazione in modo che ognuno possa trovare il migliore Cabernet Sauvignon adatto ai propri gusti.
Degustazione: Olfattivamente si svela complesso e fine delineando toni di mora di rovo matura e ciliegia sottospirito a cui si affiancano timbri speziati di pepe nero, cioccolato bianco, eucalipto, note di resina, torrefazione e una leggera riminiscenza di sottobosco. Al palato ha un sensazionale corredo polifenolico con dei tannini coinvolgenti, maturi e compatti che creano una dialettica appassionante con l’acidità vivace favorendo equilibrio, armonia e godibilità al sorso.
Un blend siciliano di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc voluminoso e dal carattere mediterraneo: balsamico e d’imperitura persistenza. Meritatamente tra i migliori Cabernet italiani.
Alcol: 13,5 % Vitigni: Cabernet Sauvignon 85% Cabernet Franc 15 % Regione: Sicilia (Trapani)
La nostra degustazione del vino Serramarrocco 2015 di Barone di Serramarrocco, completa di note di affinamento, denominazione, uvaggio, temperatura di servizio e volume alcolico.
Il vino Serramarrocco 2015 di Barone di Serramarrocco ha un colore rosso rubino brillante e impenetrabile. Olfattivamente si svela complesso e fine delineando toni di mora di rovo matura e ciliegia sottospirito a cui si affiancano timbri speziati di pepe nero, cioccolato bianco, eucalipto, note di resina, torrefazione e una leggera riminiscenza di sottobosco.
Al palato ha un sensazionale corredo polifenolico con dei tannini coinvolgenti, maturi e compatti che creano una dialettica appassionante con l’acidità vivace favorendo equilibrio, armonia e godibilità al sorso.
Finale denso di sensazionale lunghezza in cui riecheggiano penetranti il frutto e le spezie. Affina 12 mesi in tonneaux nuovi di 500 lt. di rovere Troncais di Allier di media tostatura e successivamente 8 mesi in bottiglia
Un blend siciliano di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc voluminoso e dal carattere mediterraneo: balsamico e d’imperitura persistenza. Meritatamente tra i migliori Cabernet italiani.
La nostra degustazione del vino ‘Barone di Serramarrocco’ 2015 di Barone di Serramarrocco, completa di note di affinamento, denominazione, uvaggio, temperatura di servizio e volume alcolico.BARONE DI SERRAMARROCCO
Il vino ‘Barone di Serramarrocco’ 2015 di Barone di Serramarrocco è caratterizzato da rosso rubino vivace ed impenetrabile. Al naso si articola complesso e fine tratteggiando note di amarena, viola mammola e tamarindo a cui si affiancano sfumature di garrigue, cioccolato bianco e toni speziati di pepe nero.
Il sorso è vivace con un’acidità di nerbo che dona freschezza e dei tannini spessi e avvolgenti legati sinergicamente a una sapidità minerale che amplifica il sorso. Finale di buona persistenza che conferma le note fruttate-floreale. Affina in tonneaux nuovi di Troncais Allier da 500 lit. di media tostatura per 18 mesi. 10 mesi di affinamento in bottiglia.
Un vino di grande eleganza ed eloquenza olfattiva, sensazionale per versatilità nell’abbinamento gastronomico. Un’interpretazione molto accattivante di Pignatello, ideale sia per il consumo quotidiano che per cene con piatti ricchi e speziati.
La nostra degustazione del vino Quojane di Serramarrocco 2019 di Barone di Serramarrocco, completa di note di affinamento, denominazione, uvaggio, temperatura di servizio e volume alcolico.BARONE DI SERRAMARROCCO
Il vino Quojane di Serramarrocco 2019 di Barone di Serramarrocco si apre al naso ricco di sfaccettature, tra agrumate note zagare, melone, finocchietto selvatico, garrigue e pan brioche. In bocca si svela ricco, fresco e di nerbo, con un finale piacevolmente sapido che amplifica le sensazioni allungandosi verso un finale armonico e di sensazionale persistenza in cui riecheggia protagonista il frutto e le sensazioni mediterranee.
Straordinaria interpretazione di Zibibbo secco: quadro olfattivo molto complesso e seducente, struttura equilibrio e sapidità. Si staglia aromatico ed elegante al naso per svelarsi minerale, ricco e persistente al palato.
Annata
2019
Denominazione
Terre Siciliane IGP
Vitigni
Zibibbo
Alcol
12,5%
Temperatura di servizio
10 – 12 °C
Carrello
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